12:34 mercoledì 16.10.2024

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foto di: G. Lami
Carabinieri Fuori Area
L’Arma molto apprezzata a livello internazionale...poco conosciuta in Italia? Ne parla il generale Leonardo Tricarico
16-10-2024 - Forse “Nemo Propheta in Patria” è un termine di paragone troppo forte per fare stato di una professionalità specifica che i Carabinieri possiedono, e che gli italiani conoscono poco o nulla.
Se ne ha ulteriore conferma in questi giorni, per la scarsa evidenza che ha avuto la notizia della richiesta statunitense dell’invio di un contingente di 200 carabinieri a Gerico, in Cisgiordania, da impiegare per la formazione delle forze di polizia palestinesi.
Non è un caso che una richiesta simile arrivi dagli Stati Uniti, un paese che nutre una vera e propria predilezione, un innamoramento genuino per i Carabinieri. Una lusinghiera valutazione di vecchia data, consolidatasi nel tempo grazie alle conferme che l’Arma ha dato sul campo, ovunque, ed agli indubbi risultati conseguiti, anche negli scenari più complessi e meno permissivi.

Personalmente, ricordo che l’antesignano dell’alto concetto dei Carabinieri fu il gen Wesley Clark.
Nel 1997, da Comandante Supremo dell’Alleanza, chiese al Capo di Stato Maggiore italiano un battaglione di carabinieri capace di dialogare con la popolazione, di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza e di interagire con la componente militare nell’ambito delle missioni NATO nei Balcani.
Nacquero così le MSU (Multinational Specialized Unit), impegnate in quegli anni nelle missioni, e poi nella guerra dei Balcani. Non passava giorno si può dire, che Clark non tessesse pubblicamente le lodi dei nostri carabinieri, in termini talmente lusinghieri da creare spesso imbarazzo in chi ascoltava. In effetti le performances nelle attività di controllo del territorio nei contesti più precari o in scenari bellici veri e propri, davano palese testimonianza di come il peculiare profilo professionale del carabiniere si sposasse perfettamente con le esigenze più diversificate, mutevoli ed impegnative. Una flessibilità di impiego, sconosciuta ai più in ambito internazionale, capace di ricoprire un vasta fattispecie di scenari, da quelli di aiuti umanitari in aree pacificate a quelli di combattimento vero e proprio, passando per tutti i gradi intermedi, senza batter ciglio.

Evidentemente Clark esportò negli USA, al Pentagono, la sua personale valutazione sulle specifiche, uniche, capacità dei militari italiani, tant’è che oggi in Virginia, un colonnello italiano insegna al National War College statunitense.
Per chi è familiare con le dinamiche di collaborazione internazionale, non capita tutti i giorni che i ruoli tra paesi amici ed alleati si invertano, sopratutto se si è nella condizione di chi in genere è abituato ad essere destinatario e non fornitore di assistenza.
Un orgoglio legittimo quindi in tutti noi del mestiere, che avrebbe però meritato un riverbero maggiore nell’opinione pubblica nostrana, rimasta temo all’oscuro dell’importante riconoscimento attribuito all’Arma, e quindi all’Italia.
E tuttavia il nostro paese è andato ben oltre una singola iniziativa bilaterale, per quanto prestigiosa, quella con gli Stati Uniti; oggi, a Vicenza, opera un centro di formazione di eccellenza per forze di polizia, da impiegare in missioni di stabilità internazionale. Una struttura di riconosciuta eccellenza, in cui ben 18 paesi inviano i propri specialisti ad assorbire la cultura e l’operato dei Carabinieri, una struttura incardinata sui tre pilastri dei rapporti internazionali: l’Onu, la NATO e l’Europa.
Al contempo, visto il mondo va avanti con le dinamiche preoccupanti che ben conosciamo, i militari dell’Arma continuano a dispiegare la loro dimensione internazionale nei più disparati teatri, in 21 paesi, da quelli pacificati a quelli più turbolenti o precari, quali appunto la Cisgiodania, la Libia, il Niger, la Somalia, l’Iraq o Gibuti.
Che in definitiva il cittadino venga ragguagliato su un aspetto poco conosciuto dell’istituzione che esso ama più di ogni altra, e’ un fatto doveroso. Ed è questo il senso di questo scritto.

E’ invece un semplice auspicio che chi ha potestà decisionali, sopratutto in ambito internazionale, sia consapevole che ai tavoli negoziali egli ha in mano un atout imbattibile, i Carabinieri, da giocare ogni qualvolta il nostro paese ne possa trarre vantaggio.
Inoltre non è insensato sperare che, se un giorno finalmente dovesse prendere forma una identità europea di Difesa e Sicurezza, l’Italia possa assumere la responsabilità di aprire la strada per la creazione di una struttura comune, raccogliendo al contempo, come e’ giusto che sia, il meritato riconoscimento della comunità internazionale.


Leonardo Tricarico
 
  


 
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