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foto di: Cybernaua archivio
Due parole sull’ONU
''Avendo parlato di piano di pace irrealizzabile, di che stiamo a parlare?'' si chiede il generale Burgio
23-09-2024 - Le Nazioni Unite nacquero per porre termine al nazi-fascismo; furono loro a siglare i trattati di pace, anche con l’Italia. Successivamente l’organizzazione ha giustificato la sua sopravvivenza con l’intento dichiarato di garantire la pace nel mondo.
Quella pace che non era riuscita a garantire la Società delle Nazioni, promossa dagli Stati Uniti dopo la Grande Guerra, ma da cui s’erano magistralmente sfilati in uno dei loro periodici rigurgiti isolazionisti.

Non sta a me dire che il sistema funzioni poco: la presenza di Nazioni Unite più unite delle altre nel salvaguardare i propri privilegi di vincitrici del 2° conflitto attraverso l’istituto del “Diritto di Veto”, abilmente incrociato, ha consentito che di guerre non ne siano mancate, atteso che – spiace dirlo, ma Hitler ci aveva preso con le sue previsioni – la vera rivalità sarebbe nata fra mondo anglosassone e Unione Sovietica.

Così come l’ONU ha sostanzialmente fallito nel mantenere la pace, le cose mi sembra non siano andate molto meglio quando ha provato ad imporla, la Somalia è caso eclatante, ma che dire di ex-Jugoslavia e Medio Oriente?
A est della nostra penisola, nei Balcani adusi a guerre in cui non si è mai rispettato nulla, i “caschi blu” hanno fatto la figura dell’inutile scemo.
Per tutti la figura del battaglione olandese di Srebrenica nel 1995, impotente e costretto a consegnare, facendo finta di non aver capito cosa sarebbe accaduto, i musulmano-bosniaci in età da fucilazione – che per il generale Ratko Mladic aveva una “forbice” alquanto ampia – perché le regole d’ingaggio prevedevano armamento leggero, niente artiglierie e carri armati. Non critico quei soldati, sfido chiunque a tentare di proteggere i musulmani di Srebrenica in una lotta che definire impari è un eufemismo, quando le milizie serbe hanno fatto comprendere che non avrebbero risparmiato cannonate neppure sui “caschi blu”.

Ma l’ONU è fatta così: e anche quando dal 1996 schierò in quelle lande l’International Police Temporary Force (IPTF), la volle disarmata, in mezzo a fazioni che tradizionalmente rispettano solo chi ha il fucile puntato e dimostra di essere disposto a farne uso. Se poi al fucile abbina artiglierie, carri armati e aviazione da bombardamento, lo rispettano anche di più.

In Medio Oriente le cose, invece, si stanno trascinando dal 1967, quando la Guerra dei Sei Giorni, magistralmente concepita dallo Stato Maggiore israeliano, convinse le Nazioni Unite a schierare contingenti in grado solo di prendere atto che, quando i due o più contendenti volevano darsele, fosse il caso di spostarsi, attendere, e riposizionarsi sul nuovo confine individuato. Accanto a questo sforzo militare a dir poco spuntato, altro inefficace gioco diplomatico ha portato a nulla, se Hezbollah continua a lanciare razzi che sorvolano anche i nostri italiani con il casco blu, Hamas organizza uno special party il 7 ottobre 2023, Israele fa quel che gli pare con Gaza e la Cisgiordania.

Unica cosa positiva, in questo caos, è che il “casco blu” nel Middle East goda dell’inviolabilità, e se non muore in incidenti di volo o d’auto, ritorna a casa abbronzato, con tante belle foto a colori, qualche soldino in più in tasca e gli occhi pieni d’immagini di paesi esotici.
Non è colpa sua, sia chiaro. Qualcuno disse che la guerra fosse troppo seria per affidarla ai generali, aggiungerei che la stessa regola valga per politici e diplomatici, e il Palazzo di Vetro è il regno dei diplomatici, alcuni dei quali – al netto di quelli che lavorano e ci credono – non concludono nulla. Colpa loro? Neanche. A proposito: a chi affidarla? Manco a Dio, che se stiamo a sentire certi slogans starebbe con tutti.

I meccanismi dell’ONU furono concepiti allora, i vincitori tali volevano rimanere, si arrogarono il titolo di difensori della libertà, e in definitiva misero insieme norme che consentissero l’esercizio legalizzato dell’unico diritto internazionale che, l’ho già detto, sia solo quello del più forte. Per questo il mandato di UNIFIL, magari implementato o aggiornato, chiede sostanzialmente poco, o – per meglio dire – non consenta di fare molto. Lo ripeto: al netto della grande professionalità e buona volontà.
Unica carta da giocare possibile dell’ONU, per porre fine a una storia di conflitto ininterrotto dal 1946, sarebbe smettere di dare aiuto a tutti i soggetti che si azzuffano, e interporsi di forza, brutalmente, accettando lo scontro e creando una fascia in cui schierare forze pronte a sparare su entrambi i litiganti. Partendo dal presupposto che tutti i soggetti in lotta siano “cattivi” da mettere in castigo.

E invece, ognuno dei membri del Consiglio di Sicurezza (?) pretende di stabilire chi sia “cattivo” e chi “buono”.
Quindi, avendo parlato di piano di pace irrealizzabile, di che stiamo a parlare?
Per fortuna che ci siano tanti fessi che credono alla favola del “buono e cattivo”, e potendo portar voti, vanno presi in giro.



Carmelo Burgio
 
  


 
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