14:55 sabato 23.11.2024
A tavola con freddo, pioggia e vento
I ristoranti per ora devono rispettare le regole: solo chi ha posti all'aperto possono servire ai tavoli…e gli altri?
fotografie di: Cybernaua

18-05-2021 - Dall’analisi eseguita dalla Coldiretti sugli effetti dell’estensione della zona gialla a tutto il Paese, (soltanto la Valle d’Aosta resta arancione), risulta che un gran numero (180mila) di ristoranti restano chiusi per il servizio al tavolo, perché non posseggono posti all’aperto.
Soltanto dal primo giugno, in zona gialla, i ristoranti potranno restare aperti anche al ‘’chiuso’’ dalle 5 alle 18.
Quindi non nell’orario serale, tanto più che vige il coprifuoco...
Si potrà stare soltanto seduti al tavolo, massimo quattro persone, a meno che non si tratti di conviventi (esibire stato di famiglia?)
Queste le regole per il futuro.
Per quanto riguarda la situazione attuale, in cui non è ancora concessa ai sudditi italiani la libertà di vivere, abbiamo sperimentato alcune fasi delle attuazione dei decreti, sin dai primi momenti in cui era totalmente vietato consumare cibi o bevande, persino nei dintorni dei bar o dei ristoranti.
Abbiamo avuto modo di consumare una pizza ‘’asportata’’ seduti su una panchina alle spalle di cassonetti dell’immondizia, non avendo altro luogo in cui sedersi, che fosse lontano ma non troppo dalla pizzeria in cui avevamo comprato la pizza da asporto…bevendo dalla bottiglietta una birra, consapevoli di essere ‘’malfattori’’ che eludevano la legge: "Colui che beve all'aperto alcolici contenuti all'interno di una bottiglia di vetro, nonostante il divieto disposto da una ordinanza sindacale, non è passibile di denuncia ma solo, eventualmente, di una sanzione amministrativa. E' quanto emerge dalla sentenza 30 ottobre 2013, n. 44238 della Sezione Feriale della Corte di Cassazione…"
Abbiamo sperimentato, a Viterbo ove ci eravamo recati per realizzare un reportage, il buon senso di un barista che, alla richiesta dell’uso di una toilette, nonostante il divieto, l’ha concesso; e sperimentato il consumo di un panino nascosti nella stanza delle scope di un bar…perché fuori faceva un freddo boia.
Abbiamo sperimentato, in un hotel dove per ordinanza la cucina era chiusa, pranzi e cene con cibi da asporto, testimoniando con foto la quantità di contenitori di plastica (alla faccia della limitazione della stessa a favore dell'ambiente!) utilizzati per darci il minimo indispensabile per non morir di fame, consumando il cibo su tovaglie di carta e posate avvolte nei tovaglioli di carta, come in un pic nic di basso tono.
Abbiamo sperimentato, nel centro della capitale d’Italia, un ‘’pranzo all’aperto’’, in un ristorante che ha la fortuna di poter usufruire di un corridoio in cui sistemare tavoli, lungo il marciapiede…
Ma, nonostante i cibi ottimi, non è certo stata un’esperienza gradevole mangiare alla vista dei passanti, sotto un forte vento, con ambulanti a cercar di vendere i propri oggetti ponendoli sulla tovaglia e con i gas di scarico delle automobili che correvano lungo la via. Ci siam posti la domanda: risulta più igienico consumare i pasti al chiuso o respirando l’aria mefitica dei gas di scarico, all’aperto?
Altro esempio di gestione della situazione ristoranti ‘’solo all’aperto’’, per i fortunati che possono sistemare posti a sedere al di fuori del proprio locale.
Nei primi giorni di maggio, con le giornate di pioggia, si sono verificati casi incommentabili.
Un ristoratore, con un piccolo spazio all’aperto, il 1° maggio aveva accettato la prenotazione per un compleanno di un uomo di 88 anni. Il vecchietto festeggiava insieme ai famigliari con un pranzo, all’aperto, in giaccavento e maglioncini.
Senonché, ad un certo momento del convivio, incominciò a scrosciare acqua a catinelle, con un forte vento.
Il ristoratore, come avrebbe fatto qualsiasi persona di buon senso, ricoverò tutta la combriccola dei festeggiamenti al chiuso, nel suo locale che può contenere centinaia di persone, con spazi anticovid esemplari.
Ma, grazie agli incitamenti antisociali e perversi alla delazione, un vicino di casa chiamò la polizia locale…
Plauso, comunque, agli agenti che, di fronte all’emergenza creata dal temporale, usarono il buon senso e l’intelligenza e non sollevarono alcun problema.
Tra delatori e soggetti felici di essere schiavizzati ritenendo la libertà un fatto in concessione, così va la società attuale, così si è trasformato l’essere umano…in una acquiescente accettazione del peggio, situazione più pericolosa del virus.
Maria Clara Mussa


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