3° Reos Aldebaran: uomini per la terza dimensione (Esclusiva)
Si addestrano ogni giorno per le missioni nelle emergenze in Patria e nei Teatri operativi internazionali
fotografie di: Giuseppe Lami
14-04-2021 - Inutile sottolineare come, nell’ultimo giorno di Marzo, abbiamo accettato con entusiasmo l’invito a seguire le attività addestrative del 3° Reos ‘’Aldebaran’’ (Reggimento Elicotteri per operazioni speciali) che ha sede a Viterbo, nell’Aeroporto T. Fabbri.
Svegliati all’alba, per essere puntuali all’appuntamento con il colonnello Loreto Bolla che dal 31 ottobre 2019 comanda il reggimento, siamo stati soggiogati dalla simpatia e dalla professionalità di coloro che si sono prestati a darci ragguagli e che sarebbero stati ‘’a nostra disposizione’’ per l’intera giornata. Un gruppo affiatato, legato da amore per il proprio lavoro, con un simpatico denominatore comune basato sullo spirito cameratesco.
Il Team a cui Bolla ci ha affidati ci ha offerto la possibilità di svolgere al meglio il nostro lavoro: documentare le attività del Reparto, seguendolo nelle operazioni sia in volo, sia a terra, sin dalle prime ore della giornata.
Durante le presentazioni di ognuno di noi con il Team, poi, abbiamo anche provato la sorpresa di rivedere un mitragliere di bordo incontrato in Afghanistan in attività operativa.
Con perizia ed entusiasmo, in un volo con l’elicottero NH 90 nel cielo di Herat, egli ci rese testimoni in diretta delle azioni da intraprendere in caso di ‘’presenze ostili’’. Infatti, avendo avvistato una situazione sospetta, insieme al suo collega, immediatamente lanciò i ‘’flare’’, le contromisure usate per ingannare i sensori ottici a guida IR.(infrarossi) dei missili. Per noi fu una esperienza indimenticabile.
Ed incontrarci dopo alcuni anni e riconoscerci è stato davvero emozionante.
Era come rientrare in un gruppo di amici, dopo aver condiviso un’esperienza forte come quella compiuta in un Paese la cui stabilità è ancora un sogno lontano…
Dopo i saluti e i ‘’simulati abbracci’’ nel rispetto delle regole anti covid19, poiché la giornata si presentava densa di attività impegnative, ci siamo messi subito al lavoro.
Condotti nell’aula briefing Task Group ‘’Nemo’’, la stessa in cui vengono istruiti i militari qatarini attualmente in addestramento a Viterbo, abbiamo attentamente seguito le spiegazioni e la descrizione puntuale della struttura del Reos Aldebaran.
Quindi, un esaustivo briefing, nel quale era specificato ogni dettaglio dei percorsi che avremmo dovuto affrontare nel seguire gli equipaggi di volo e gli operatori impegnati nel programma che si sarebbe svolto per tutta la giornata, sino all’ultimo volo previsto nell’ora del tramonto.
Alla conclusione delle spiegazioni ricevute, siamo entrati nel vivo delle attività.
Imbarcati con gli operatori per assistere alle ‘’Operazioni speciali’’.
Le immagini che pubblichiamo sono sicuramente esplicative, meglio delle parole, per far comprendere come e quanto questi uomini siano impegnati in addestramento che li rende unici, pronti ad affrontare qualsiasi emergenza o situazione in cui siano richieste: forza, determinazione, capacità di reazione, adattamento, soluzione.
L’addestramento prevede attività sia a terra sia in aria, con impegno senza tregua.
Affidati dal colonnello Bolla al gruppo operativo, abbiamo indossato il flight-jacket per imbarcarci su uno dei due NH90 destinati, insieme al Ch 47, alle operazioni della giornata, favorite da una strepitosa situazione meteorologica: non una nuvola nell’azzurro del cielo viterbese.
Prima tappa: assistere alla discesa dall’elicottero, in volo in hovering, degli operatori in ‘’fast rope’’, su di un terreno da cui, per effetto delle ali rotanti, si è alzata una enorme nuvola di terra, che ci ha sommersi totalmente, rendendo immediatamente comprensibile quali scenari possano incontrare gli operatori del Reos nelle loro attività per le quali sono addestrati.
Con ogni situazione meteo e in ogni territorio, sono in grado di affrontare e portare a termine i compiti ai quali sono stati destinati.
E ne siamo stati testimoni: Fast Rope Insertion Extraction System (FRIES), Personnel recovery avanzato, per il salvataggio e recupero di un uomo; immissione in teatro del Quad in allestimento mimetico, condotto velocemente fuori dal Ch47 da due operatori.
Il tutto in frangenti di minuti, il più velocemente possibile, per rendersi meno esposti ai prevedibili interventi di aggressori, di terroristi, di nemici in azione.
Uno scenario realistico delle attività che per i piloti e gli operatore del 3° Reos Aldebaran, il cui motto è ‘’Durabo’’, (resisterò) rappresentano il modo di vivere quotidiano.
Le caratteristiche che abbiamo avuto modo di apprezzare e che ci sono state spiegate durante il briefing, basano il loro elemento terminale operativo su fattori peculiari: Autonomia di impiego, sviluppo di tecniche, attività e procedure innovative, Capacità ‘’expeditionary’’, capacità di adattamento e improvvisazione, impiego non convenzionale della tecnologia, massimo sfruttamento dell’Intelligence disponibile.
Sono ‘’qualità’’ che ogni pilota, operatore, ufficiale, sottufficiale, senza alcuna differenza di grado e di qualifica, acquisisce con l’abilitazione guadagnata alla fine del corso ‘’EVOS’’ (Equipaggi di Volo per OS).
Il corso, di nove settimane, risponde alle direttive di Forza Armata sugli iter degli operatori delle Forze Speciali e alla Direttiva EVOS dello Stato Maggiore Difesa, attualmente con nuovi standard di riferimento per tutte le Forze Armate.
Il Corso si sviluppa su tre moduli: Ground, (comprende una parte Conduct after Capture, ‘’CAC’’ in contesto Operazioni Speciali), Pianificazione integrata e Volo.
Evos ha stimolato la nostra curiosità: come si addestra un elemento delle Forze Speciali? Quali sforzi deve compiere, contro quali ostacoli deve rendersi capace di dimostrare la propria abilità?
Abbiamo seguito una parte delle lezioni teoriche svolte in un ambiente che simula un campo operativo, dopo le quali il gruppo che da giorni si stava impegnando si è preparato per la consueta uscita notturna.
Applicato il camouflage ai propri volti, preparato la zaino appesantito da strumenti e provvigioni utili alla sopravvivenza e dotati di sola bussola, i ‘’corsisti’’ sono stati caricati sul veicolo che li avrebbe portati in zona impervia, a loro sconosciuta, lontana dalla base circa 30 chilometri, ove avrebbero dovuto orientarsi, sopravvivere applicando le conoscenze acquisite nelle lezioni teoriche per rientrare a piedi alla base.
I soggetti impegnati in tale prova, dopo essere rientrati in base a qualsiasi ora della mattina, alle sette in punto devono comunque essere presenti alle lezioni teoriche, per preparare un’ulteriore notte impegnata in un percorso in zona sconosciuta.
La loro facoltà di riposo è legata all’ora di rientro.
Tale prova, che li rende capaci di sopportare mancanza di ore di sonno, fatiche, intemperie dura alcuni giorni. Giorni in cui ogni singolo mette a dura prova se stesso, ma in totale sinergia con i colleghi: devono saper lavorare insieme ed ognuno fidarsi dell’altro.
Selezione e formazione specifica, dunque, sono il concetto fondante.
Ovviamente, al di là del corso Evos, gli equipaggi raggiungono solo in seguito, grazie ad un lungo percorso all’interno del reparto, la capacità di intervenire ed operare in scenari molto complessi.
Le privazioni di sonno, le azioni operative in volo o a terra, le estenuanti prove di forza cui sono sottoposti, non feriscono, comunque, il loro entusiasmo e l’attaccamento a quanto devono compiere.
Lo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, un ‘’racconto’’ dal titolo “Sono un Operatore del 3° Reos e vi spiego cosa faccio” scritto da un operatore che narra di come abbia cercato di spiegare a suo fratello il proprio impegno.
“Un giorno ho provato a spiegare a mio fratello il mio lavoro, perché lui, incuriosito da un articolo sulle Operazioni Speciali che aveva letto su una rivista specializzata in Aeronautica e Aviazione, aveva intuito che potevo colmare la sua curiosità, prestando servizio al 3° reggimento Elicotteri Operazioni Speciali ‘’Aldebaran’’ dell’Aviazione dell’Esercito”.
Già da queste prime parole si percepisce l’orgoglio di appartenenza e di amore per la propria professione.
Continua l’Operatore a spiegare al fratello: “Ognuno di noi ha un’agenda che custodisce gelosamente nell’armadietto ove viene lasciata prima di decollare. Poi sento le altre mie parole uscire quasi in automatico: il compito istituzionale del 3° Reos è di fornire “Supporto aereo alla operazioni speciali”attraverso attività di volo peculiari e altamente specializzate : ogni ufficiale, sottufficiale, volontario appartenente al reggimento si addestra ogni giorno per concorrere alle missioni assegnate al reggimento, per rispondere sia alle emergenze in Patria, sia nei Teatri operativi all’estero, laddove le circostanze richiedano uno sforzo ‘’non convenzionale’’ volto a conseguire obiettivi strategici o comportino un rischio (anche di natura politica) significativo.”
E con queste semplici parole, l’operatore del 3° Reos ‘’Aldebaran’’ ha, meglio di noi, illustrato lo scopo precipuo del reggimento.
Noi non abbiamo potuto consultare l’agenda dell’Operatore, ma sappiamo che: “…l’agenda appartenente al Reos è differente da quella di qualsiasi altro militare” come ha raccontato l’operatore.
Se la si sfogliasse anche per semplice curiosità, scopriremmo quanto può sembrare corto un anno e troveremmo ciascuna settimana già fitta di impegni addestrativi per parecchi mesi, perché il Reos si addestra in Patria o all’estero in missioni di alto profilo a fianco delle Forze Speciali, o in esercitazioni interforze, nella ristretta comunità che la NATO definisce ‘’Special Operations Forces Aviation’’.
E dal 3° Reos passano tutte le Forze Speciali, per acquisire le qualifiche di condivisione operativa necessaria all’iter formativo degli operatori.
Noi li abbiamo osservati in addestramento nelle zone limitrofe della Tuscia, zone che circondano Viterbo, sede del reggimento, scelte per l’addestramento perché presentano le caratteristiche ideali per compiere le loro attività. Siamo stati trasportati anche con il CH47, in un volo Hovering sul lago di Bolsena, con spettacolo di giochi d’acqua creati dalle ali rotanti.
Li abbiamo seguiti per l’intera giornata, sino all’ultimo volo nell’ora del calar del sole, imbarcati sull’NH90.
Sull’elicottero, oltre all’osservare le loro attività addestrative in volo, abbiamo anche provato l’emozione offerta dallo spettacolo del sole che tramontava illuminando, come in un quadro d’autore, i due mitraglieri di bordo.
Nel corso della giornata impegnata al seguito degli operatori del 3° Reos ‘’Aldebaran’’, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare alcune battute con il comandante, colonnello Loreto Bolla, per approfondire la conoscenza del suo Reggimento:
“Il 3° REOS è qualificato, in ambito NATO, quale Special Operations Air Task Group (SOATG) ed ha in organico tre linee di volo su “CH47 , A B412 e NH90 per la condotta delle operazioni nel Full Spectrum delle missioni specifiche delle FS, sia in territorio nazionale che fuori area.”
Comandante, un po’ di storia del 3° Reos?
“Il REOS è stato costituito il 10 novembre 2014 a Viterbo, ereditando il nome e la bandiera di guerra del disciolto 3° Reggimento AVES “Aldebaran” di Bresso (Milano).
Assorbe, quale pedina organica, il 26° Gruppo Squadroni REOS ’’Giove’’. Unità operativa già esistente e primo reparto per il supporto aereo alle operazioni speciali, storicamente costituito nel 2002 dalla fusione del 51° Gruppo Squadroni AVES ‘’Leone’’ di Viterbo e del 36° Gruppo Squadroni AVES ‘’9° Drago’’ di Alghero.
Infatti, il 19 novembre 2014, la bandiera di guerra appartenuta al 3° reggimento “Aldebaran”, custodita presso il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano di Roma, venne concessa al 3° REOS a conferma della prosecuzione delle tradizioni di quella Unità.”
Quale è stato l’obiettivo della costituzione del Reos?
“Il reggimento è stato costituito a seguito di uno specifico progetto dello Stato Maggiore dell’Esercito nell’ambito della riorganizzazione del comparto Forze Speciali dell’Esercito Italiano.
Dapprima ‘’reparto’’ è stato in seguito elevato a livello di ‘’reggimento’’, affinché potesse rappresentare un supporto più aderente alle Forze Speciali.
Rappresenta, praticamente, la cornice dello “Special Operations Air Task Group”, ovvero di un’organizzazione di Comando e Controllo di più pedine operative, con elementi di interforze e di provenienza internazionale, nell’ambito delle attività definite a livello Difesa: attività di ‘’Supporto Aereo alle Operazioni Speciali’’ (SAOS).”
Come definire le varie caratteristiche degli appartenenti al Reos?
“Ogni ufficiale, sottufficiale e volontario appartenente al reggimento si addestra ogni giorno allo scopo di concorrere alle missioni assegnate al reggimento, sia nelle emergenze in Patria, sia nei Teatri operativi internazionali. Acquisiscono qualità e capacità interconnesse, un vero team all’interno del quale ognuno si fida del proprio collega. Caratteristica basilare per l’efficacia delle operazioni cui sono destinati”.
Maria Clara Mussa
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