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‘’Bravo!’’ al carabiniere di Villa Verrucchio
Il fatto recente commentato dal generale Burgio con la sua pungente ironia
03-01-2025 - Il veglione di fine d’anno in piazza a Villa Verrucchio, nei pressi di Rimini, ha avuto epilogo luttuoso, dopo che un carabiniere ha ucciso un egiziano che aveva accoltellato 4/5 persone.
Non importa il numero preciso, son comunque troppe perché fosse lasciato libero di proseguire, e pertanto a lui va, per quel che può contare, il mio “Bravo!”
Non mi congratulo con lui perché mosso da ignobile razzismo, ci mancherebbe altro, avendo lavorato e faticato con fratelli d’arme d’ogni colore e religione, ma in considerazione di una serie di logiche motivazioni, che vo’ sinteticamente ad esplicitare:
1. Lo rappresentante la legge – parafrasando lo dire dell’ottimo Branca-branca-branca-leon-leon-leon alle Crociate impersonato da Vittorio Gassman – ha mostrato d’esser stato all’uopo ben addestrato, non provocando vittime innocenti, o collateral damages che dir si voglia con la Durlindana Beretta datagli in dotazione.
Ha inoltre perfettamente applicato lo mio recente dire in ordine all’adagio “TASER o PISTOLA? Questo è lo dilemma!” di shakespeariana memoria, propendendo per banale 9PB dal potere d’arresto certo, se ben diretto, all’agopuntura assai meno risoltutiva.

2. Pare che lo giovane servo de lo faraone non abbia accoltellato per rapina, ne lo qual caso siam di fronte a problema diverso. Da lo picconatore omicida di alcuni anni fa, cui hanno fatto seguito vari extracomunitari irregolari violenti affetti da disagi mentali, non ultimo quello di Verona altrettanto efficacemente attinto da 9PB (Sì, quello per cui componente la giunta di sinistra del Comune di Verona del fu gran pedatore Tommasi ha coniato l’espressione indignata e compunta “Chiedeva aiuto - con affilata lama,
(Nota dell’Autore - e gli è stato sparato!”), sta emergendo ancora come la riforma della gestione dei soggetti affetti da disagi mentali sia in Italia fallimentare.
Come sempre – lo abbiamo fatto a suo tempo eliminando le discariche, istituendo un “ciclo virtuoso dei rifiuti”, senza disporre d’inceneritori, siti di compostaggio etc. – in Italia si abolisce l’aborrito, che a qualcosa comunque serviva, per affidarsi ad altro che ancora non si ha.
Lo abbiamo fatto coi manicomi, e ci siamo trovati a gestire una moltitudine di casi vittime di malati di mente violenti. Alla fine, per li goberni alternatisi ne lo tempo, è diventato chiaro che del disagiato si dovesse occupare, di massima, la famiglia.
Già: e ora che si fa con clandestini senza nessuno che se ne curi, sparsi ovunque, violenti oltre misura?
Troppo chiedere un freno all’immigrazione irregolare, anche per selezionare che cosa ci sta cadendo fra capo e collo? Troppo chiedere che sia rispedito al mittente chi, affetto da tali patologie, la pensione non ce la pagherà e richiederà invece risorse dell’erario?
Troppo chiedere che, nella peggiore delle ipotesi, sia percorsa una procedura abbreviata per toglierli dalla strada e restringerli, per la nostra e la loro incolumità?
Credo sarebbe d’accordo anche lo seguace de lo nomato veronese pedatore, all’ipotesi di non sparargli, atteso che è ben rinchiuso, e in attesa d’essere riportato a casa sua. E se dovesse chiedermi “E perché tal trattamento a loro e non a tutti?” replicherei col mio pratico “Di problemi ne abbiam tanti, coi nostri, perché doverci fare il sangue amaro con quelli provenienti d’oltremare?”.

3. Dico “Bravo!” infine al carabiniere perché, pur sapendo che comunque sarebbe stato indagato per “atto dovuto” dalla competente Procura – e in un paese democratico e libero ci sta tutto – ha deciso il giusto. Ovvero interrompere una situazione di rischio per la popolazione la cui sicurezza gli era affidata, per sé e per i propri uomini.
È vero, oramai la colletta della popolazione perbene per pagargli l’avvocato è assicurata, se iscritto al sindacato probabilmente fruirà anche di tutela legale gratuita, ma nulla è scontato quando hai l’arma in mano, e sai che nel tempo necessario a premere la leva di sparo si transita dalla relativa tranquillità alla bufera semi-incontrollata delle conseguenze legali, mediatiche e, soprattutto, morali.
Perché comunque si è soppressa una vita. Pericolosa quanto si vuole, ma una vita.
Quindi meno male che c’è stato questo ragazzo, che ha messo da parte bilancini e dotte dissertazioni, e ha scelto rapidamente il giusto. Come il collega della Polizia di Stato a Verona, e come tanti altri, in tanti posti. Troppi.



Carmelo Burgio
 
  


 
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